I gioco del lotto o seminario è una gloria prettamente italiana, è stato inventato nella Repubblica di Genova nel 1577. In quel’anno c’era stata una tregua tra i nobili e i popolani (tra gli Ispagnopoli e i Francopoli). Si era stabilito d’imbossolare 120 nomi di uomini delle due parti, tra i quali ogni sei mesi ne sarebbero stati estratti 5 per ricoprire le maggiori cariche del Senato. Quei nomi dovevano insomma essere una specie di semenzaio o seminario di buoni amministratori, la novità appassionò talmente la città intera che ad ogni estrazione correvano grandi scommesse circa l’esito del sorteggio. Di tali scommesse sorse l’idea del gioco del semenzaio che, con le debite modificazioni, è felicemente giunto a noi. Presto questo gioco penetrò Piemonte;ma avendolo il Duca Carlo Emanuele I proibito, il Senato genovese che ne ricavava considerevole profitto, trovò il modo di far giocare i piemontesi a dispetto degli editti ducali mandando appositi uomini a raccogliere le scommesse nelle varie città del ducato e la cosa prese in breve proporzioni che Carlo Emanuele II, nel 1655 emanò un altro editto per mettere al riparo quello emesso dal genitore. “ Fra li giochi perniciosi, che oggidì con abuso universale frequentemente si praticano, dannosissima l’esperienza del Seminario… perciò proibiamo giocare alli giochi del Seminario o lotto.” (Il vero motivo di rincrescimento era l’esportazione di denaro. Nonostante il divieto, con la fantasiosa tenacia piemontese si introdusse il gioco l’Hoc della Catalonia. Mail Duca confermò il divieto con pene sino a 400 scudi. Tali editti vennero confermati nel 1678 da Madama Reale con pene sino a 100 scudi d’oro. Abolendo anche il gioco del Barbisso e dell’Albero Vittorio Amedeo II si decise, sull’onda di una protesta a cambiare atteggiamento e ad acconsentire i giochi vendendo le licenze ma sottolineando che non era d’accordo con gli inciarmi sottolineava che “i giochi sono trappole per i minchiosi. Ma visto che i piemontesi hanno bisogno di denaro io ve lo concedo. Le estrazioni non cessarono mai, anche durante l’assedio del 1706 nel padiglione di fronte a Palazzo Reale.
1° Maggio 2014
Armando Crivelli – ricerche personali